Nullità del licenziamento per superamento del periodo di comporto

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Discriminatorio applicare un periodo di comporto non adattato alle peculiari condizioni dei lavoratori con disabilità

L’assenza per malattia, qualora riconducibile ad una patologia collegata alla condizione di disabilità, non può determinare il superamento del comporto. È quanto afferma la giudice del Tribunale di Milano, ripercorrendo i principi dell’ordinamento comunitario e nazionale in tema di discriminazione indiretta e disabilità; nel caso di specie viene dunque accertata la nullità del licenziamento per superamento del periodo di comporto della lavoratrice, in quanto ella si era assentata per malattia riconducibile ad una patologia collegata alla condizione di disabilità.

Ha infatti costituito una discriminazione indiretta l’applicazione della norma della disciplina collettiva sul comporto, trascurando la condizione di disabile e, dunque, computando tra le assenze per malattia anche i giorni di assenza dovuti alla patologia collegata alla disabilità. Pur essendo la previsione di un comporto omogeneo apparentemente neutra, pone il portatore di handicap in una condizione di particolare svantaggio rispetto ai colleghi.

Inoltre, afferma la giudice, perché sia integrata l’ipotesi della disabilità non è necessario né che la patologia sia cronica, né che il datore di lavoro abbia qualche responsabilità. La discriminazione anzi rileva a prescindere dalla conoscenza che ne abbia o meno il datore di lavoro.

Viene precisato che l’istituto dell’aspettativa previsto dal contratto collettivo è una mera facoltà del lavoratore e non esonera il datore di lavoro dal proprio obbligo di controllare se i giorni di malattia sono tutti utili ai fini del computo del periodo di comporto.

a cura di Giulia Moroni

Legalilavoro Milano

(Trib. Milano 8 gennaio 2025 - Dott.ssa Moglia)

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Parole chiave: comporto , Contratto collettivo , diritto UE , disabilità , Lavoro e salute , Licenziamenti

15.01.25