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Il 14 luglio 2018 è stato pubblicato un decreto del Ministero del Lavoro (del 10 aprile 2018) che potrebbe avere significativi impatti sulla condizione dei lavoratori disoccupati che usufruiscono di strumenti di sostegno al reddito (il più importante è la Naspi, odierna indennità di disoccupazione).
Si tratta dei criteri di valutazione della "congruità" dell'offerta di lavoro che il lavoratore disoccupato deve accettare se non vuole perdere l'indennità (in base al principio della c.d. "condizionalità" disciplinata dal decreto 150 del 2015). I servizi per l'impiego, infatti, dovrebbero svolgere politiche attive e servizi personalizzati finalizzati al ricollocamento del lavoratore (anche tramite un "patto di servizio personalizzato" o tramite l'istituto, in via di sperimentazione, dell'assegno di ricollocazione).
Il principio generale, certamente condivisibile, è che il sostegno pubblico e le relative risorse finanziarie debbano essere spesi a favore di soggetti che non rimangano passivi e siano disponibili a rimettersi in gioco, anche con qualche sacrificio. C'è da stabilire, tuttavia, quale sia il limite entro il quale si può chiedere al cittadino di accettare un peggioramento delle proprie condizioni professionali (ad es. un mutamento di carriera) o di vita.
Chi ha esperienza di casi reali sa quanto a volte possa essere complicato accettare un lavoro a notevole distanza dalla propria abitazione, soprattutto nelle aree urbane congestionate, magari con una retribuzione bassa e che viene erosa dai costi dei trasporti o dalla necessità di pagare baby-sitter per gestire i figli a fronte di orari di lavoro sempre più flessibili...
I criteri previsti sono plurimi, e riguardano la coerenza tra l'offerta di lavoro e le competenze del lavoratore, la distanza del luogo di lavoro dal domicilio (misurata in chilometri o tempi di trasporto coi mezzi pubblici), l'entità della retribuzione offerta. Quest'ultimo elemento assume una rilevanza peculiare per il disoccupato che sta percependo una indennità, ad esempio la Naspi, nel senso che l'offerta è ritenuta congrua quando sia superiore almeno del 20% rispetto all'indennità percepita nel mese precedente.
Poiché la Naspi ha valori limitati, e scende progressivamente con il passare dei mesi, il limite di congruità potrebbe diventare molto basso, e far sorgere alternative drammatiche per il lavoratore. Va però ricordato che c'è un limite generale che va sempre rispettato, e che secondo Legalilavoro giustifica anche il rifiuto di un'offerta, ovvero il fatto che la retribuzione non sia inferiore, per il lavoro offerto, a quella prevista dai contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi.
In ogni caso, molti altri sono i dubbi che sorgono dalle nuove regole (ad esempio sul giudizio relativo alla coerenza con le competenze e l'esperienza del lavoratore). Se mai i servizi per l'impiego dovessero riuscire davvero a veicolare in modo significativo le offerte (cosa oggi ancora assai rara) sorgeranno certamente casi dubbi, nei quali la lavoratrice o il lavoratore disoccupati dovranno valutare attentamente se, anche ai sensi di questa disciplina, un eventuale rifiuto di un'offerta molto distante dalle proprie aspettative, o di gestione economica rilevante, possa far venire meno il trattamento previdenziale (ed eventualmente impugnare il provvedimento di decadenza dal diritto).
Gli avvocati di Legalilavoro sono pronti e disponibili ad effettuare queste valutazioni.
Parole chiave: Contratti di lavoro e diritti , Previdenza e assistenza